RAMSES CONSULTING NEWS n. 215 – 16 settembre 2021
La semplificazione delle agevolazioni per il Mezzogiorno prevista dal PNRR potrebbe rientrare nel collegato alla legge di Bilancio 2022 dedicato al riordino degli incentivi alle imprese. Il provvedimento, previsto dal DEF 2021, dovrebbe intervenire anche sulle agevolazioni in capo al MISE, dalla Nuova Sabatini al bonus ricerca e sviluppo, dal Patent box ai voucher per internazionalizzazione e digitalizzazione.
Per riorganizzare gli incentivi per le imprese al Sud il governo passa dall’operazione a costo zero a un provvedimento di spesa. Diventerà infatti un “collegato” alla prossima legge di bilancio il disegno di legge di riordino previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il Ddl, una volta agganciato alla manovra, potrà anche prevedere misure che richiedono una copertura finanziaria. La novità è emersa dai lavori della commissione interministeriale insediatasi alla fine di giugno.
Il decreto di nomina della commissione, che è presieduta dal ministero per il Sud e coinvolge altri nove ministeri (Economia, Sviluppo economico, Lavoro, Transizione ecologica, Infrastrutture e mobilità sostenibili, Affari esteri, Politiche agricole e forestali, Cultura, Turismo), fissava come prima scadenza il 10 settembre, data entro la quale il gruppo di lavoro avrebbe dovuto trasmettere una relazione sull’attività svolta e lo schema di Ddl al ministro per il Sud, in tempo utile per poi rispettare la presentazione del testo alle Camere entro il 30 settembre 2021. In realtà il termine del 10 settembre non è stato centrato in quanto si è deciso di trasformare la natura del Ddl e di concedersi tempo ulteriore in linea con il varo della legge di bilancio. La commissione intenderebbe comunque definire almeno una cornice del provvedimento entro settembre.
Salire sul treno dei Ddl collegati alla manovra finanziaria significa come detto poter finanziare alcune delle proposte allo studio andando oltre gli interventi a “costo zero”. Tra queste c’è, ad esempio, consentire la cedibilità al sistema bancario del credito di imposta per gli investimenti di cui usufruiscono le imprese che investono nelle zone economiche speciali, aree di sviluppo privilegiato per il Mezzogiorno che stentano a decollare. Un tema a dire il vero molto scivoloso, visto il precedente dello stop agli emendamenti per la cedibilità dei crediti del piano Transizione 4.0 deciso dalla Ragioneria dello Stato sulla base delle classificazioni contabili Eurostat e del conseguente rischio di registrazione dei bonus fiscali ceduti in termini di spesa pubblica.
Il decreto che fissa i compiti della commissione interministeriale, in linea con quanto già indicato nel Pnrr, parla di «una ricognizione di tutte le misure di incentivazione previste dalla legislazione vigente» per verificarne l’impatto sull’economia, razionalizzare e accelerare le procedure di agevolazione. Operazione da completare «con particolare riferimento alle attività economiche ubicate nel Mezzogiorno d’Italia». Nel frattempo va però registrata l’intenzione di portare avanti un’analoga operazione di riorganizzazione degli incentivi, in chiave nazionale, da parte del ministro dello Sviluppo economico. Riferimenti in tal senso in più di un’occasione, sono stati fatti dal ministro Giancarlo Giorgetti, soprattutto sull’opportunità di verificare la reale addizionalità delle misure sugli investimenti delle imprese. Se non si tratterà di una mera ricognizione (oggi del resto tutti gli aiuti sono già censiti sul portale del Mise incentivi.gov.it) si potrebbe arrivare anche a una convergenza in un unico provvedimento con il lavoro specifico sul Sud.
Riordino per credito d’imposta ZES e altre agevolazioni al Sud
Il Piano di ripresa e resilienza ha fissato al 30 giugno il termine per l’insediamento di una commissione interministeriale con il compito di predisporre uno schema di disegno di legge in materia di incentivazione alle imprese, con particolare riferimento alle attività economiche ubicate nel Mezzogiorno d’Italia, da presentare alle Camere entro il 30 settembre.
Attraverso questo ddl, si legge nel Recovery, si punta anzitutto a una “razionalizzazione delle norme e delle procedure sul credito d’imposta e su altre agevolazioni alle imprese per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive o di beni immobili situati nelle Zone economiche speciali (ZES) ubicate nel Mezzogiorno d’Italia”.
Più in generale, però, il Governo intende riordinare e semplificare tutto il sistema di norme sulle incentivazioni alle imprese localizzate nel Mezzogiorno, che attualmente prevedono requisiti molto minuziosi, definendo delle previsioni generali comuni e rinviando ai decreti del Ministro per il Sud e la coesione territoriale per gli aspetti di dettaglio di ciascuna agevolazione.
Una riforma organica per gli incentivi alle imprese
L’operazione prevista dal PNRR deve essere condotta anche tenendo conto del negoziato in corso sulla Carta degli aiuti a finalità regionale e, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe condurre a una velocizzazione delle procedure di agevolazione, a vantaggio soprattutto delle piccole e medie imprese insediate nelle aree meno sviluppate o depresse del paese.
Allo stesso tempo questo intervento va collegato con l’opera di riordino normativo di tutte le incentivazioni alle imprese, che è stata prevista dal DEF 2021 e richiede un apposito provvedimento legislativo. E’ quindi proprio il Documento di economia e finanza a prevedere un disegno di legge di revisione organica degli incentivi alle imprese tra i collegati alla decisione di bilancio, che a questo punto potrebbe includere anche l’esito dei lavori della commissione, aprendo la strada anche a misure che necessitano di copertura finanziaria.
Restyling in vista per gli incentivi MISE
I lavori per il riordino del sistema degli incentivi alle imprese sono intanto già in corso al Ministero dello Sviluppo economico, cui fa capo una vasta gamma di agevolazioni a sostegno delle varie esigenze delle attività economiche, dall’avvio all’accesso al credito, dall’internazionalizzazione agli investimenti in R&S e beni strumentali.
Secondo quanto anticipato dal viceministro Pichetto, a orientare il lavoro per rendere più selettivi gli aiuti alle imprese sarà, oltre alla valutazione dell’efficacia e dei risultati delle agevolazioni in essere, l’impostazione di uno schema basato su due grandi tipologie di sostegno pubblico: da una parte gli incentivi diretti a stimolare gli investimenti e l’economia, dall’altra i bonus associabili a ristori.
Tra le agevolazioni che da questo processo dovrebbero uscire confermate, Pichetto ha citato il credito d’imposta ricerca e sviluppo, il Patent box, i voucher per i Temporary Export Manager (TEM) e quelli per la digitalizzazione delle PMI, gli Ipcei, Importanti progetti di comune interesse europeo in filiere chiave come batterie, cloud, idrogeno.
Probabile semaforo verde anche per la Nuova Sabatini che però potrebbe essere modificata nelle modalità di funzionamento, ripristinando il rimborso del contributo in conto interessi su più esercizi finanziari anzichè in un’unica soluzione, e per il Superbonus al 110%. “Credo che, in sede di valutazione di metà periodo nel 2022, verranno decisi ulteriori stanziamenti per estendere il bonus a tutto il 2023”, ha detto il viceministro.
Ulteriori risorse dovrebbero poi garantire l’operatività degli strumenti per l’accesso al credito rivelatisi cruciali nel contesto della crisi pandemica – Garanzia Italia Sace e il Fondo centrale di garanzia PMI rafforzato – e degli incentivi per l’imprenditoria femminile. “Puntiamo ad aumentare lo stanziamento di 400 milioni previsto nel PNRR, a cui si aggiungono 20 milioni circa da altri fondi” per colmare il ritardo italiano in termini di occupazione e imprese guidate da donne, ha spiegato.
Cambiamenti in vista, invece, sul fronte del Piano transizione 4.0. La valutazione è ancora in corso, ma sembra plausibile “il ritorno a iper e super ammortamento, perché stimolano gli investimenti più produttivi” e il superamento del credito d’imposta, che invece “è un’agevolazione ombrello, universale: ricade su tutti”. Novità anche per i bonus auto, che dovranno incoraggiare soprattutto il passaggio all’elettrico e sostenere il boom del settore.
fonte F.A..S .I
SOLE 24 ORE
RECOVERY PLAN
TURISMO E CULTURA 4.0
Al tema Turismo e cultura 4.0 è dedicata la terza componente della missione 1 del Recovery Plan “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”.
In tutto la missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) può contare su 40,32 miliardi, a valere sul PNRR, e si pone come obiettivo la modernizzazione del Paese, abbracciando la rivoluzione digitale, sia nella pubblica amministrazione che nel suo sistema produttivo, prevedendo le necessarie riforme di sistema, quella della giustizia e il completamento di quella della PA, e infine investendo nei settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura.
Risorse, quelle dedicate ai due comparti, in calo rispetto alla bozza del Recovery Plan del precedente Governo Conte. Infatti, se il budget complessivo destinato alla componente nella versione dell’ex premier ammontava a circa 8 miliardi di euro, ora le risorse stanziate a valere sul PNRR ammontano a 6,68 miliardi, cui si aggiungono 1,46 miliardi a valere sul Fondo Complementare
I progetti del Recovery Plan per cultura e turismo
La prima linea di intervento della componente, intitolata “Patrimonio culturale per la prossima generazione“, vale 1,10 miliardi di euro e si articola in tre misure:
- Piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale (500 milioni)
- Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi e investimenti per l’accessibilità (300 milioni)
- Miglioramento dell’efficienza energetica di cinema, teatri e musei (300 milioni)
Piattaforme e strategie digitali
Con un budget di 500 milioni, il primo intervento prevede un ventaglio di investimenti per creare un patrimonio digitale della cultura: si investirà per la digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura, così da consentire a cittadini e operatori di settore di esplorare nuove forme di fruizione del patrimonio culturale e di avere un più semplice ed efficace rapporto con la pubblica amministrazione.
Questo sforzo di digitalizzazione del patrimonio culturale sarà accompagnato dallo sviluppo di una infrastruttura nazionale che raccoglierà, integrerà e conserverà le risorse digitali, rendendole disponibili per la fruizione pubblica attraverso piattaforme dedicate.
Sarà inoltre sostenuta la creazione di nuovi contenuti culturali e lo sviluppo di servizi digitali ad alto valore aggiunto da parte di imprese culturali/creative e start-up innovative, con l’obiettivo finale di stimolare un’economia basata sulla circolazione della conoscenza.
Rimozione barriere fisiche e cognitive
Aumentare l’accesso al patrimonio culturale passa anche attraverso la piena accessibilità dei luoghi della cultura. Perciò un altro intervento infrastrutturale, del valore di 300 milioni, fondamentale per innalzare i livelli di attrattivi del Paese riguarda la rimozione delle barriere senso-percettive architettoniche, culturali e cognitive in un insieme di istituzioni culturali italiane.
Gli interventi saranno abbinati ad attività di formazione per il personale amministrativo e per gli operatori culturali, promuovendo la cultura dell’accessibilità e sviluppando competenze sui relativi aspetti legali, di accoglienza, mediazione culturale e promozione.
Miglioramento efficienza energetica
È previsto inoltre un intervento volto a migliorare l’efficienza energetica degli edifici legati settore culturale/creativo. Si tratta spesso di strutture obsolete, inefficienti da un punto di vista energetico, che generano elevati costi di manutenzione legati a climatizzazione, illuminazione, comunicazione e sicurezza.
Di conseguenza, 300 milioni di euro a valere sul PNRR saranno destinati a finanziare interventi per migliorare l’efficienza di musei, cinema e teatri italiani pubblici e privati che, oltre a generare benefici nella fruizione culturale, contribuiranno a sostenere il settore delle costruzioni e dell’impiantistica a livello locale.
Rigenerazione borghi, sicurezza sismica e patrimonio culturale religioso
Ammontano invece a 2,72 miliardi di euro le risorse a disposizione della seconda linea di intervento “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale”, che si articola a sua volta in quattro misure.
Una misura rilevante all’interno di questo quadro è legata al Piano Nazionale Borghi: un nucleo di azioni, per la cifra di 1,02 miliardi, finalizzata alla valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presente nelle aree interne dall’enorme valore paesaggistico-culturale e dal grande potenziale di crescita economica.
Si investiranno 600 milioni per dare impulso a un sistematico processo di valorizzazione di edifici storici rurali, di privati o di enti del terzo settore, e di tutela del paesaggio. L’intervento avrà ricadute positive sulle economie locali, favorendo il turismo sostenibile nelle zone rurali e valorizzando la produzione legata al mondo agricolo e all’artigianato tradizionale.
Insieme alla riqualificazione dell’edilizia rurale storica, grande attenzione verrà riservata all’ambiente attraverso la riqualificazione di parchi e giardini storici: per la prima volta in modo sistematico, si stanziano 300 milioni per svolgere attività di manutenzione, gestione e fruizione pubblica.
800 milioni, infine, saranno a disposizione di progetti preventivi antisismici per ridurre significativamente il rischio sul patrimonio di culto ed evitare l’investimento necessario per il ripristino dopo eventi calamitosi, oltre che la perdita definitiva di molti beni, come purtroppo accade dopo ogni terremoto. Il piano prevede tre componenti: la prima relativa alla messa in sicurezza antisismica dei luoghi di culto, la seconda al restauro del patrimonio Fondo Edifici di Culto (FEC) ed infine la terza finalizzata alla realizzazione di depositi per il ricovero delle opere d’arte coinvolte negli eventi calamitosi.
Cultura 4.0: industrie creative e cinema
Con 460 milioni di euro, la terza linea di intervento “Industria Culturale e Creativa 4.0” prevede una riforma e due misure.
Scopo della riforma è quello di migliorare l’impronta ecologica degli eventi culturali – come mostre, festival, eventi culturali, eventi musicali – attraverso l’inclusione di criteri sociali e ambientali negli appalti pubblici per eventi culturali finanziati, promossi o organizzati dalle pubblico autorità.
Al centro del primo intervento, invece, c’è lo sviluppo dell’industria cinematografica e, nello specifico, il progetto Cinecittà. Con un tesoretto di 300milioni, l’iniziativa è finalizzata all’attenuazione dell’impatto sociale ed economico della crisi con l’obiettivo del potenziamento di crescita economica, occupazionale e competitività, anche agendo sulla formazione, con tre linee di intervento:
- Potenziare gli studi cinematografici di Cinecittà gestiti da Istituto Luce Cinecittà SRL per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva;
- Rilanciare le attività della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia mediante sviluppo di infrastrutture ad uso professionale e didattico tramite e-learning, la digitalizzazione e la modernizzazione del parco immobiliare ed impiantistico;
- Rafforzare le capacità e le competenze professionali nel settore audiovisivo per favorire la transizione tecnologica.
L’obiettivo generale del secondo intervento è sostenere la ripresa e il rilancio dei settori culturali e creativi. In questo contesto, i 160 milioni a disposizione sono investiti su due direttive principali: “sostenere la ripresa delle attività culturali incoraggiando l’innovazione e l’uso della tecnologia digitale lungo tutta la catena del valore” e “promuovere l’approccio verde lungo tutta la filiera culturale e creativa”.
Formazione e turismo ‘lento’
La quarta ed ultima linea di intervento, “Turismo 4.0”, può contare su 2,40 miliardi di euro e prevede una riforma e tre misure.
Può contare su 110 milioni di euro la prima misura, che mira a creare un Hub del turismo digitale, accessibile attraverso una piattaforma web dedicata, che consenta il collegamento dell’intero ecosistema turistico al fine di valorizzare, integrare, favorire la propria offerta. L’investimento si compone di più elementi che vanno dall’implementazione del portale Italia.it alla reazione di un “Kit di supporto per servizi digitali di base”.
La fetta più grande delle risorse a valere su questa linea di intervento, ossia 1,79 miliardi, invece, sono a disposizione della seconda misura che vuoleaffrontare una serie di “nodi irrisolti” del sistema turistico italiano. Di conseguenza, l’investimento è destinato ad una pluralità di interventi, tra cui:
- Credito fiscale (530 milioni), per aumentare la qualità dell’ospitalità turistica con investimenti finalizzati alla sostenibilità ambientale (fonti rinnovabili a minor consumo energetico), alla riqualificazione e all’aumento degli standard qualitativi delle strutture ricettive italiane. Verrà prevista una percentuale di fondo perduto per incentivare gli investimenti in un periodo complesso come quello post-Covid;
- Fondo di Fondi BEI (Turismo Sostenibile 748 milioni), fondo ad effetto leva 1:3 capace di generare più di due miliardi di investimenti nelle aree: del turismo di montagna sia per infrastrutture sia per servizi ricettivi; del settore Business e dell’offerta turistica top quality; nel turismo sostenibile e nell’upgrade dei beni mobili e immobili connessi all’attività turistica. Il Fondo può raccogliere capitale attraverso la partecipazione ad iniziative delle istituzioni finanziarie europee per concedere crediti agevolati al settore turistico;
- Potenziamento del Fondo Nazionale del Turismo (150 milioni) destinato alla riqualificazione di immobili ad alto potenziale turistico, in particolare degli alberghi più iconici, al fine di valorizzare l’identità dell’ospitalità italiana di eccellenza, e favorire l’ingresso di nuovi capitali privati, altri fondi pubblici;
- Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia (358 milioni) per facilitare l’accesso al credito per gli imprenditori che gestiscono un’impresa esistente o per i giovani che intendono avviare una propria attività;
- Partecipazione del Ministero del Turismo al capitale del Fondo Nazionale del Turismo, un fondo di fondi real estate con l’obiettivo di acquistare, rinnovare e riqualificare strutture alberghiere italiane, tutelando proprietà immobiliari strategiche e di prestigio e sostenendo ripresa e crescita delle catene alberghiere operanti in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali.
La terza misura, con un budget pari a 500 milioni, volge un’attenzione particolare al patrimonio turistico del Paese sfruttando il volano dei grandi eventi e nello specifico di Caput Mundi, con cui si vuole definire un processo innovativo di valorizzazione del patrimonio archeologico, culturale e turistico di Roma usando l’opportunità offerta prossimo Giubileo del 2025.
A proposito della riforma, il suo scopo è di dare, nel rispetto dell’autonomia locale, un ordinamento professionale alle guide turistiche e al loro ambito di appartenenza. L’applicazione di questo strumento permetterebbe di regolamentare i principi fondamentali della professione e di standardizzare i livelli di prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale.
fonte FASI
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